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AMARA TERRA MIA

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Manfredi:
Conosco una persona che 49 anni fa, aveva solo 17 anni, deluso per una raccomandazione "fallita" a favore di una raccomandazione più "potente", nauseato, emigrò e faticosamente conquistò una  ottima posizione nel mondo del lavoro. Peraltro la raccomandazione serviva per un duro e pericoloso, ma questo allora non lo sapeva, lavoro in quel di Priolo.E' tornato a Sortino pochissime volte e solo per pochi giorni. L'idea che s'è fatto di Sortinesi e  Siciliani è che parlano al plurale  ma pensano e operano rigorosamente al singolare. Ma poi esagera e dice che sono geneticamente incapaci di pensare ed organizzarsi per il bene comune. Oggi poi, dice, hanno anche referenti politici vincenti che incoraggiano l'individualismo in nome di presunte libertà. Dice.
 Sicuramente una azione di cui sortino potrebbe andare orgogliosa, e l'ho detto a questa persona, è l'azione tentata dai Sortinesi intorno al 1750 per per comprarsi la libertà dal principe di Cassaro, come racconta Mack Smith, ma fallirono anche in quella occasione. Non solo, ma fu eretta anche una statua all'avvocato Napoli, difensore dei diritti feudatari.

Carmelo Di Mauro:

'' Cu nesci arrinesci'', purtroppo e' la dura realtà.

La citazione di Manfredi e' lo spaccato della Nostra condizione di assoggettamento verso  questo sistema clientelare realizzato ad arte  dalle note lobby di potere:
 se accetti di  barattare la tua libertà per  ottenere un presunto favore, (lavoro, sanità,  atti amministrativi e/o quant'altro), hai deciso, come dice il buon Francesco DI Mauro, di farne parte integrante.

''Citazione Francesco Di Mauro

• " Il siciliano medio non è affatto contro il favoritismo.... ne vuole solo fare parte."

Nello stesso momento in cui il furbetto si illude di fare parte di quella congrega di ''Potere'' (si obbliga a pagare una cambiale per tutta la vita), diventa esso stesso vittima del sistema che ha contribuito a  foraggiare. 

 Si pensa al PLURALE ma si agisce rigorosamente al SINGOLARE, questa e' un'altra peculiarità del Siciliano o del meridinale in Genere.

I diritti non vanno chiesti seguendo i canali istituzionali, diventerebbe troppo rischioso, vanno richiesti a ''presunte'' amicizie al solo fine di vincere la competizione con un altro povero disgraziato.

E' la guerra dei poveri.

Ma ogni tanto il Fato ci mette una pezza, come nel caso descritto da Manfredi: pensava di avere subito un torto invece ha trovato la sua fortuna e, verosimilmente, vista l'opinione drastica che ha oggi dei suoi ex compaesani,  la LIBERTA'.

Carmelo DI MAURO

a.merenda:
la libertà, una forma di libertà o l'illusione di libertà?


Quando torni a casa e i tuoi amici e compaesani ti guardano in faccia e ti vedono "cambiato" forse è meglio che cominci a preoccuparti. Forse è meglio che dai un'occhiata alla tua "maschera sociale".


Per me i liberi (o i saggi) sono quelli che col sorriso e l'equilibrio riescono a comprendere la complessità dell'ambiente in cui si vive. E di conseguenza, con azione che ritengono opportune, cercano di migliorare le cose.

<chiaramente l'ambiente lo si sceglie individualmente e può essere qualsivoglia a patto che questa non diventi una scelta imposta. In questo caso le azioni che seguono sono tutte figlie di mancanza di libertà iniziale. Ciò può provocare senso di rivalsa e frustrazione>

Mi pare la direzione sia questa. Personalmente ho tanta strada da fare  ;-)


Manfredi:
Bello, molto bello. E giusto. Ma forse dimentichi che per una scelta "dura e pura" bisogna anzitutto essere liberi dal bisogno, intendo il bisogno della sopravvivenza. Ma forse tu vagheggi un popolo di eroi, ed il mio amico non è nemmenoi sicuro che siamo un popolo.

Carmelo Di Mauro:
Cosa'e'  l'illusione di "Libertà, l'evoluzione di una nuova ''FORMA di LIBERTA'' ?

Ma di quale Libertà stai parlando, caro TITO, quella  di potere  gridare al mondo intero, sapendo di non essere ascoltati, quanto sia ingiusta la sostra società?

Ma di quale saggi parli, quelli che riescono a sopportare le quotidiane ingiustizie?

Ti sei chiesto se i saggi da te citati farebbero a meno di esserlo, se qualcuno gli garantisse l'equità sociale?

Personalmente ( parlo da un osservatorio privilegiato), ho la possibilità di sostenere la mia famiglia, di garantire gli studi alle mie figlie e, se non sforo, allargare le spese a  qualche eccedenza.

Ti sei chiesto come si possa sentire un padre che non riesce a collocare il proprio figlio nel circuito lavorativo mentre altri superano facilmente l'ostacolo affidandosi spudoratamente a quel sistema clientelare?

E' mai possibile che determinate fasce sociali siano sistematicamente condannati ad essere figli di un ''Dio minore''?

Di questo stiamo parlando, caro TITO, della quotidianità  della vita, poi possiamo parlare di filosofia, ma quella non sfama.   

Carmelo DI MAURO

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