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Debiti fuori bilancio, rimborso spese legali e battaglia politica - parla Mezzio
a.merenda:
http://www.youblisher.com/p/551611-BABELE-il-caos-delle-intercettazioni/
http://www.editriceistina.it/studi-e-ricerche
Trattasi di "romanzo giudiziario" che poggia le base sui fatti relativi al Comune di Sortino scaturiti da un'indagine riguardante l'operato dell'ex sindaco Orazio Mezzio.
Attorno alla vicenda si è dibattuto a lungo anche in questo forum.
Ci sono stati molti interventi e diverse angolazioni da cui è stato analizzato il dibattito.
Personalmente ho posto l'attenzione sulla "misura" relativa ai tariffari delle competenze legali che il Comune deve rimborsare. Per ciò che riguarda il merito dell'indagine e del processo esso si è concluso con un definitivo "il fatto non sussiste".
Devo ancora leggere il testo, quindi rimando l'analisi quando l'avrò fatto.
Detto questo, avendo letto la prefazione, ciò che mi ritorna alla mente sono gli insegnamenti che Orwell, nel suo "1984" ha voluto dare all'umanità mettendola in guardia dall'invasività totalitaria dello strumento tecnico a servizio della burocrazia e del potere in genere.
Inoltre, su un piano locale e pragmatico continuo a chiedermi come ci si possa dare la zappa sui piedi in questo modo. Com'è possibile che gli errori di singoli (con relative responsabilità) debbano ricadere sulle teste (e nelle tasche) di tutti i cittadini.
Spero di chiarirmi le idee con la lettura.
Anzi, prima ancora, mi auguro di leggere il dispositivo integrale della sentenza.
Franco Nero:
Spero di aver modo di apprezzare le pagine del romanzo e conoscendo la penna dell'autore c'è da scommettere in una brillante lettura, ma ritengo che trattasi pur sempre di romanzo e non di altro. ..un po troppo per assurgere a elemento probante in questioni poco romanzesche, che sono più che altro legate al diritto, all'interpretazione delle norme e alla produzione di giurisprudenza specifica. E non voglio qui scomodare le differenze ontologiche tra verità storiche, giudiziarie ed estetiche o suggellare l'apertura di un dibattito sul concetto stesso di verità e sul valore che la storia, la legge o l'arte attribuisce al concetto medesimo..
Conoscere gli atti processuali sarebbe certo più interessante, così da poter avere una visione più chiara sul contendere, non tanto dal punto di vista giudiziario, sul quale si esprime la sentenza, quanto sulla questione morale che il processo non indaga esplicitamente. Questo si che sarebbe molto interessante..e non può certo venirci incontro un'opera letteraria, seppur bella, ma pur sempre una finzione per statuto e proveniente da una delle parti in causa per di più.
Saluti da Franco
Franco Nero:
Ho letto Babele e mi è piaciuto. Come mi aspettavo è un appassionato racconto di chi ha svolto per 12 anni un ruolo difficilissimo, con una dedizione che difficilmente può essere messa in discussione e che ha avuto come contrappasso una serie di disavventure giudiziarie, che a mio modesto parere non condizionano il giudizio storico sul sindaco Orazio Mezzio. Chi vuole trovare materia di discussione storica, può rintracciare in queste 177 pagine le risposte a tante esacerbanti divisioni che non hanno fatto bene al nostro paesino e accorgersi che la dialettica politica ha sovente abdicato al buon senso, abbassandosi all'uso dell'illazione come strumento di delegittimazione dell'avversario; chi è più addentrato nelle vicende(anche attuali) del comune può amaramente chiudere tanti cerchi e giungere alla conclusione- già per altro auspicata- che certe elite politiche di questa città vanno assolutamente rottamate, perchè mosse da rancori, invidie, complessi d'inferiorità che hanno generato modalità di approccio allo scontro politico degne dell'Iraq di Saddam Hussein.
Seppur con verve persuasiva e argomentazioni non sempre forti e convincenti, l'autore racconta un calvario giudiziario e umano fortunatamente concluso a lieto fine ( cercavo la giustizia ma trovai la legge) facendo una esegesi sistematica delle origini del pasticcio giudiziario.Francamente da questa esegesi alcuni politici "storici" ( ma storici è dargli troppa importanza) di questo paese dovrebbero ritirarsi all'istante e chiedere scusa, invece di affannarsi nel coronamento di una carriera nelle istituzioni ampiamente immeritata e coltivata all'insegna della mediocrità, della codardia e della calunnia. Di politico, comunque lo si guardi questo fioccare di scritti anonimi, di liberi cittadini, non ha proprio nulla, esso affonda nelle tristissime passioni umane e basta.
Dal racconto emerge un affresco di certa magistratura alla ricerca spasmodica dello scoop che sbatte il mostro in prima pagina; una magistratura che per fortuna alla lunga riesce ad amministrare una giustizia che giunge comunque molto lentamente.
Il sindaco al termine dei processi esce innocente, ma la domanda è: si dovevano celebrare simili processi? è stato giusto dilapidare una montagna di soldi per procedere ad intercettazioni in un primo tempo travisate? A cosa è valso? Chi pagherà per tutto questo?
Una lettura che se assolve il protagonista a livello giudiziario e fa emergere una degradazione morale quasi impensabile da parte degli ispiratori politici del "pasticciaccio", non di meno lascia intatto l'autentico giudizio politico sugli anni dell'amministrazione Mezzio, che non può essere valutata nel solco della storia giudiziaria, ma alla luce di considerazioni altre e più genuine politicamente.
Come mi aspettavo poi, il racconto non si occupa di rimborsi di spese legali, l'autore è troppo intelligente per scadere in questo, ..certo l'opera potrebbe far intravedere una serie di argomenti da utilizzare come fattori giustificativi in ordine all'entità dei rimborsi, ma sono certo che non è questo l'intento dell'autore e poi ancora una volta lo stabilirsi del quantum - caro Tito- è materia di giurisprudenza e non di politica...certo a parlar di giurisprudenza dopo la lettura di babele vengono i brividi!!
Per parte mia ho avuto anche delle risposte che non avevo avuto in altri tempi, quando trattavo insieme a Sebino Scaglione per far candidare l'autore del libro nelle liste di Rita Borsellino. Ho ufficialmente saputo perchè Orazio fece il gran rifiuto: pendeva su di lui una richiesta di arresto, poi bloccata dal tribunale della libertà. Fu un bene? fu un male? Fu una scelta etica e di questo gli va dato atto e rispetto.
Spero proprio che Sortino chiuda con queste vicende, con certa vile politica e si riconsegni autenticamente al confronto democratico.
Mai più cravatte caro Orazio!!
Nello Bongiovanni:
Io faccio solo un commento: tutti i protagonisti di questa bruttissima vicenda che ha segnato la vita dell'autore del libro sono tutti allo stesso posto...tranne il Sindaco Mezzio...sicuramente non per colpa mia...è lo dico con orgoglio...perchè l'unico che ha tentato di fare un pò di pulizia...
--- Citazione da: Franco Nero - 11:45:50 am, 16 Febbraio 2013 ---Ho letto Babele e mi è piaciuto. Come mi aspettavo è un appassionato racconto di chi ha svolto per 12 anni un ruolo difficilissimo, con una dedizione che difficilmente può essere messa in discussione e che ha avuto come contrappasso una serie di disavventure giudiziarie, che a mio modesto parere non condizionano il giudizio storico sul sindaco Orazio Mezzio. Chi vuole trovare materia di discussione storica, può rintracciare in queste 177 pagine le risposte a tante esacerbanti divisioni che non hanno fatto bene al nostro paesino e accorgersi che la dialettica politica ha sovente abdicato al buon senso, abbassandosi all'uso dell'illazione come strumento di delegittimazione dell'avversario; chi è più addentrato nelle vicende(anche attuali) del comune può amaramente chiudere tanti cerchi e giungere alla conclusione- già per altro auspicata- che certe elite politiche di questa città vanno assolutamente rottamate, perchè mosse da rancori, invidie, complessi d'inferiorità che hanno generato modalità di approccio allo scontro politico degne dell'Iraq di Saddam Hussein.
Seppur con verve persuasiva e argomentazioni non sempre forti e convincenti, l'autore racconta un calvario giudiziario e umano fortunatamente concluso a lieto fine ( cercavo la giustizia ma trovai la legge) facendo una esegesi sistematica delle origini del pasticcio giudiziario.Francamente da questa esegesi alcuni politici "storici" ( ma storici è dargli troppa importanza) di questo paese dovrebbero ritirarsi all'istante e chiedere scusa, invece di affannarsi nel coronamento di una carriera nelle istituzioni ampiamente immeritata e coltivata all'insegna della mediocrità, della codardia e della calunnia. Di politico, comunque lo si guardi questo fioccare di scritti anonimi, di liberi cittadini, non ha proprio nulla, esso affonda nelle tristissime passioni umane e basta.
Dal racconto emerge un affresco di certa magistratura alla ricerca spasmodica dello scoop che sbatte il mostro in prima pagina; una magistratura che per fortuna alla lunga riesce ad amministrare una giustizia che giunge comunque molto lentamente.
Il sindaco al termine dei processi esce innocente, ma la domanda è: si dovevano celebrare simili processi? è stato giusto dilapidare una montagna di soldi per procedere ad intercettazioni in un primo tempo travisate? A cosa è valso? Chi pagherà per tutto questo?
Una lettura che se assolve il protagonista a livello giudiziario e fa emergere una degradazione morale quasi impensabile da parte degli ispiratori politici del "pasticciaccio", non di meno lascia intatto l'autentico giudizio politico sugli anni dell'amministrazione Mezzio, che non può essere valutata nel solco della storia giudiziaria, ma alla luce di considerazioni altre e più genuine politicamente.
Come mi aspettavo poi, il racconto non si occupa di rimborsi di spese legali, l'autore è troppo intelligente per scadere in questo, ..certo l'opera potrebbe far intravedere una serie di argomenti da utilizzare come fattori giustificativi in ordine all'entità dei rimborsi, ma sono certo che non è questo l'intento dell'autore e poi ancora una volta lo stabilirsi del quantum - caro Tito- è materia di giurisprudenza e non di politica...certo a parlar di giurisprudenza dopo la lettura di babele vengono i brividi!!
Per parte mia ho avuto anche delle risposte che non avevo avuto in altri tempi, quando trattavo insieme a Sebino Scaglione per far candidare l'autore del libro nelle liste di Rita Borsellino. Ho ufficialmente saputo perchè Orazio fece il gran rifiuto: pendeva su di lui una richiesta di arresto, poi bloccata dal tribunale della libertà. Fu un bene? fu un male? Fu una scelta etica e di questo gli va dato atto e rispetto.
Spero proprio che Sortino chiuda con queste vicende, con certa vile politica e si riconsegni autenticamente al confronto democratico.
Mai più cravatte caro Orazio!!
--- Termina citazione ---
Lelios:
Ieri sera ho letto il libro in questione, mi ero prefissato di scrivere le mie sensazioni su questo blog "a caldo",subito dopo finita la lettura di un libro che mi aspettavo diverso nei suoi contenuti e nella sua stesura. Precisamente immaginavo un j' accuse alla giustizia e alla politica de noantri condito dal sentimento di rivalsa di un ex primo cittadino che a fronte di un inizio scintillante dei suoi mandati elettorali, aveva chiuso la sua esperienza da Sindaco all' ombra di un processo.
Sinceramente, per pudore, non me la sono sentita, non ho avuto il coraggio di "sentenziare" immediatamente su di una vicenda che è e vuole essere principalmente UMANA e PERSONALE per come è descritta in queste pagine e per come l' autore consegna a noi i suoi sentimenti più intimi, ecco perchè lascio le mie considerazioni solo adesso, dopo averci riflettuto un pò sù, soprattutto alla luce di certe mie considerazioni su alcuni risvolti di questa storia ovvero il tram tram che si è creato circa il "rimborso spese legali" sostenute dagli imputati di questi processi che dovrebbero gravare sulle casse della casa comunale ergo sulle tasche dei cittadini sortinesi.
Volendone trarre un' analisi fredda e distaccata (a rischio di sminuire il contenuto dell' opera) alla luce di una considerazione più ampia della politica locale, l' unica domanda che mi viene in mente è : PERCHE' ?
Perchè questi "liberi cittadini" abbiano, di concerto con alcuni impiegati comunali, voluto denunciare questi misfatti all' autorità giudiziaria, e soprattutto perchè hanno scelto la strada più facile e nello stesso tempo più meschina, ovvero quella dell' ANONIMATO. L' autore ci descrive il quadro della situazione in chiave complottista contro di lui persona (persona appunto, non istituzione), a questo punto sarebbe bello poter sentire in pubblico e alla luce del sole, le ragioni di coloro che hanno innescato tutto questo meccanismo, ma per ora questa rimane una mera opzione non esercitata dagli "antagonisti" dell' Orazio.
Perchè la procura abbia dato tutto questo credito a queste lettere e perchè non ha riservato lo stesso trattamento alle segnalazioni dell' allora primo cittadino.
Il terzo perchè, esigerebbe ad onor di cronaca, una più attenta analisi sul rapporto UOMO-ISTITUZIONI nella nostra bellissima terra, che non mi sento di fare in questa sede. Ma la domanda la porgo lo stesso:
Perchè l' allora Sindaco no si dimise, evitando di coinvolgere le "sacre istituzioni" in questa vicenda, che di istituzionale non ha nulla, soprattutto essendo egli conscio della sua onestà e dell' assoluta mendacità dei fatti contestatigli.
In ultima analisi credo che il felice epilogo del caso abbia restituito candore all' uomo e al politico, alla luce delle più vili voci di paese e di cortile, che lo volevano colpevole e condannato prima che i processi fossero iniziati e maggiormente, nell' ottica di un panorama politico di allora che voleva da un lato gli onesti anonimi e dall' altro i disonesti ben individuati.
Dopo questa sventura che ha tarpato le ali ad un giovane e brillante politico e che ha gettato discredito sulle istituzioni, chiunque ne sia stato parte ha l' obbligo morale, civile e politico di esprimere il suo punto di vista, magari firmandosi con nome e cognome.
In fine, ritornando sulla dibattuta questione "rimborso spese legali", devo con umiltà correggere il tiro delle mie considerazioni sul fatto.
Il mio pensiero, poco informato (devo ammetterlo), si soffermava su di un' assoluta illegittimità della richiesta di rimborso, surrogato da alcune sentenze del Consiglio di Stato, per la verità, come fattomi notare da un amico, non ammissibili per la Regione Sicilia.
Adesso posso dire, qualora sia legittima la richiesta di rimborso delle spese legali sostenute dagli imputati, perchè a pagare devono essere i cittadini e non coloro che con falsità hanno accusato l' allora Sindaco, visto che di certo non stavano rappresentando la comunità nel compiere certe azioni ?
Perchè, qualora ci sia la possibilità di attestare il dolo di questi accusatori anonimi, non siano loro a pagare, piuttosto che l' intera comunità Sortinese, che da qualsiasi prospettiva si osservi la vicenda, è parte lesa di questa sventurata storia di provincia e di tribunali ?
Emanuele Scarano
Lelios
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