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i forestali vogliono denunciare panorama: non è vero che hanno il doppio lavoro
enrico tomasi:
e no dottore...questo non gle lo consento!
si auspica (sostanzialmente) maggiore gettito erariale per risolvere i problemi del nostro paese, e lei afferma che germania e italia sono difficilmente comparabili quando le chiedo se sa chi dei due riceve più denari dai suoi contribuenti?
l'autonomia dei laender non c'azzecca nulla, mi spiace.
o forse dovremmo pagare piu' tasse per consentire ad altri forestali, nuovi assunti, di grattarsi "i cosidetti", per essere poi pronti a ricambiare piccole cortesie, magari a qualcuno che casualmente si candida come deputato al collegio sicilia 2, e si chiama antonio martino anzichè "cetto"?
vede, una cosa è dire che c'e' chi ne paga troppe di tasse e chi ne paga poche o manco quello. qui si afferma che nelle casse dello stato entrano pochi soldi "I poco esaltanti risultati del prelievo fiscale", cosa che sento dire dai più autorevoli economisti italiani nonchè da geniali politici di destra e di manca, nessuno che parla di numeri però, e quelle poche volte che lo si fa, nessuno porta i numeri di altri stati europei! ma hai idea di quale bestialità si afferma con insistenza?
quando si parla di economia sono fondamentali le cifre, dove sono?
una seria analisi dovrebbe partire da quelle...non da affermazioni mirate a deviare l'attenzione dal problema vero.
il signor martino continua a chiamare furbi tutti quegli italiani, ricchi o poveri, a suo dire piccoli o grandi evasori, grazie ai quali gente come lui che muove le fila della politica italiana, sperpera enormi risorse dello stato per tenere in piedi un carrozzone clientelare fine a se stesso e ai privilegi di quanti ne sono alla guida o dentro.
paradossalmente da una parte suggerisce le soluzioni per stimolare lavoro sviluppo e investimenti, dall'altra sostiene che gli italiani sono più ricchi e liberi di quanto dicano i numeri ufficiali. considerando il dato "certo" che in percentuale pro capite paghiamo più tasse che in germania, dovremmo quindi dedurre che mediamente un contribuente italiano lavora già molto più di un tedesco, e questo, altro paradosso, nonostante ci siano pochi investimenti, o forse ancora, che il benessere di cui egli parla non è frutto del lavoro, ma di una qualche colossale vincita collettiva al superenalotto.
i veri furbi in italia sono coloro che pur essendo loro stessi per gran parte la causa dei problemi, del marciume creato, riescono pure a cavalcarlo, vedi l'articoli da repubbliche delle banane che ci hai sottoposto caro spaventa.
il sistema tributario italiano cosi' come descritto da martino, è ststo creato a doc da una classe politica che con esso può esercitare a suo piacimento un potere di riscatto enorme sui contribuenti. Aliquote apparentemente proibitive finiscono da una parte si col fruttare poco perché tutti si sforzano di individuare il modo per aggirarle, ma dall'altra gli aggiramenti possono essere facilmente scoperti all'occasione, se si ha la volontà, sopratutto "politica"!
alle aliquete più o meno proibitive si aggiungono diecine e diecine di tasse (non raggirabbili), la cui somma è maggiore delle somme versate dai contribuenti di gran parte degli altri stati membri europei.
il sistema tributario andrebbe sicuramente cambiato in italia, ma non per fare cassa, se mai per farne meno, e a favore di una più equa dislocazione dell'imposizione fiscale.
Nessuna economia sopravvive a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale, su questo non si puo' essere non d'accordo, ed è esattamente quello che succederà in italia se non si pone un drastico freno alla spesa pubblica, vera piaga del nostro paese.
ps: complimenti per il nuovo nickname! ;-)
a.merenda:
non è solo un problema di "quantità".
Se prendi i paesi scandinavi, ad esempio, l'imposizione percentuale può essere anche superiore a quela italiana in termini quantitativi ma non qualitativi.
Io non auspico maggior getto erariale bensì una sua diversa "organizzazione".
Se parte delle tasse restano a livello locale (es:in buona percentuale quelle derivanti dai trasporti-carburante, lavoro, attività produttive (ciò permetterebbe la fiscalità di vantaggio per investimenti esteri) etc..) e soprattutto se si può decidere come spenderle sonoconfinto che possa aumentare la pressione attorno le istituzioni per la risoluzione dei problemi.
2 esempi:
le strade nella zona montana: chi dobbiamo aspettare per veder riconosciuto il nostro diritto ad una mobilità "normale"?
il welfare locale: i servizi sociali possono intendersi come un settore del mercato in cui il pubblico può affiancare a dei servizi base anche "attività più complesse e a costo puù alto" collaborando col privato. Come, ad esempio l'università delle terza età, attività culturali a favore degli anziani etc...
PS: ho citato quell'articolo per dare spunti alla discussione.
Sul meccanismo tributario italiano penso questo: vige la mentalità secondo la quale il pubblico chiede una quantità abnorme di imposte per caverne almeno la metà. Ciò pesa su determinate categorie di lavoratori ed accentua "la furbizia" di altre.
Si scatena, così, una dinamica secondo la quale certe imposizioni fiscali non vengono nè riconosciute nè legittimate da intere comunità di italiani (vedi il caso Sicilia).
Perchè succede questo? perchè il sistema è centralizzato e ha usato la leva impositiva per tenere sotto scacco la struttura economica del nostro paese avallando, di fatto, la redistribuzione di denaro verso sud, sottoforma di privilegi (si veda il caso delle pensioni di invalidità) "non meritati"
Il risultato di questa dinamica è che adesso "ci percepiamo" (in Sicilia, ad esempio) come sistema non funzionante fatto di incapaci etc...
Sarà in parte anche vero ma questa impostazione (che tu ed SC condividete) non dipende solo da un fatto "antropologico", da presunta "criminalità sociale" etc...
E' anche frutto di un distorto utilizzo che si fa del termine libertà.
Tutti bravi a condannare tutto ondistintamente noi siciliani ma poi, alla resa dei conti, qualcuno conosce l'iter che bisogna seguire per aggiustare una strada, intervenire su uno smottamento etc.?
A chi bisogna chiederli i soldi?
Se dipendesse dono dalla provincia (ad esempio) non credete che gli abitanti della comunità montana degli iblei sarebbero li ogni giorno a manifestare?
Ecco che in questa situazione il politico diventa "l'unico ponte" percorribile per avere le risorse. Quindi viene legittimata l'abilità di colui il quale ha più potere a Roma, a prescindere dal suo effettivo operato, dalla sua responsabilità, professionalità e competenza.
Un sistema verticistico e gerarchico, insomma.
Auspico per questo maggiore decentramento del potere.
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