Tematiche Generali > Cronaca & Notizie varie

i forestali vogliono denunciare panorama: non è vero che hanno il doppio lavoro

<< < (11/12) > >>

enrico tomasi:
tacciare: imputare, incolpare, bollare, infamare...

provocare: pro-vo-ca-re

far succedere, cagionare (un effetto), eccitare, suscitare, promuovere, dar motivo, dare occasione, aizzare, istigare, scatenare, fomentare



pare che tu abbia proprio esaurito gli argomenti

enrico tomasi:
pare che un senatore calabrese abbia le idee più chiare sul doppio lavoro dei forestali, e non solo su quello.....

Antonio albanese chiu pilu!!!!

considerate che il video risale a tre anni fa....
stando agli argomenti, immagino che il personaggio interpretato da albanese non avrebbe nessuna difficoltà ad essere eletto governatore della sicilia.
forse sarebbe persino più genuino ed efficace nel governare delle sue "caricature" più recenti lombardo e cuffaro

a.merenda:
Forse non hai notato che "Cetto" si è fatto riprendere con la bandiera italiana alle sue spalle (mica quella siciliana)...


A parte la tua "svista concettuale" Albanese è sempre un grande.


Volevo sottoporvi un articolo preso dal sito "liberal" Istituto Bruno Leoni
(vediamo se aiuta)

Nessuna economia sopravvivrebbe a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale

di Antonio Martino

Nel 2007, stando alle dichiarazioni dei redditi, il reddito medio degli italiani è stato di poco superiore ai 18mila euro e ben 14 milioni di contribuenti hanno dichiarato meno di 10mila euro (il 35% del totale). A dichiarare più di 200mila euro è stato solo un numero irrisorio, neanche 70mila contribuenti; oltre la metà del gettito delle imposte sul reddito proviene dal 10% dei contribuenti. Questi dati confermano ancora una volta verità ampiamente note. Anzitutto, ed è bene tenerlo sempre a mente, sono i contribuenti “ricchi” a sopportare la maggior parte del carico fiscale (quantitativamente ma non proporzionalmente dato che il nostro sistema è regressivo, aggiungo io); in secondo luogo, il numero di persone che, legalmente o illegalmente, si sottrae in tutto o in parte ai suoi doveri fiscali è elevatissimo; infine, è evidente che tutti gli sforzi fin qui dedicati a portare i contribuenti italiani a fare per intero il loro dovere sono risultati vani. E’ evidente, infatti, che non è credibile che il 35% degli italiani abbia meno di 1.000 euro al mese di reddito, né tanto meno che solo poco più di 68mila italiani guadagnino più di 200mila euro l’anno.

I dati non lasciano dubbi: il fenomeno dell’evasione esiste e riguarda sia i “poveri” (quelli che dichiarano meno di 10mila euro) sia i “ricchi” (quelli che negano di guadagnarne più di 200mila) così come non c’è dubbio che siano largamente diffuse sia l’erosione (la sottrazione di reddito alla fiscalità) sia l’elusione (l’individuazione di scappatoie legali per evitare le imposte). Le “lotte all’evasione” che da tempo immemorabile sono state il piatto forte di tutti i governi che si sono succeduti hanno evidentemente fallito il loro obiettivo: i contribuenti italiani continuano a fare i comodi loro. A questo punto credo che sia evidente che si debba cambiare strategia: non possiamo continuare a tollerare una situazione in cui l’esistenza dei furbi (evasori) si traduce in una fiscalità intollerabile per i cittadini onesti (tartassati). Ma, prima di chiederci che fare, può forse essere utile una considerazione generale.

I poco esaltanti risultati del prelievo fiscale sono solo una delle tante indicazioni che suggeriscono che, accanto all’economia ufficiale misurata dalle statistiche, esiste un vasta e prospera economia sommersa che sfugge alle misurazioni. E’ difficile indicarne anche solo approssimativamente le dimensioni proprio perché non è misurabile. Molti anni fa in un articolo sul Giornale nuovo (11 settembre 1978) ne tentai una misurazione indiretta basata sui dati monetari italiani in confronto a quelli di altri Paesi: il rapporto fra la quantità di moneta in circolazione ed il reddito nazionale era molto più alto in Italia che altrove, il che suggeriva che il denominatore, il reddito misurato dalle statistiche ufficiali, era molto inferiore alla realtà. Oggi quella stima indiretta, con l’avvento dell’euro, è diventata impossibile. Tuttavia, le conseguenze della sottostima del reddito sono rimaste le stesse: gli italiani sono più ricchi di quanto dicano i dati ufficiali e sono anche più liberi, perché la percentuale del loro reddito espropriata dalla fiscalità è più bassa di quella che risulta dalle statistiche. Nessuna economia sopravvivrebbe a lungo ad una spesa pubblica che confisca la metà del reddito nazionale; se siamo riusciti a sopravvivere è grazie al fatto che il reddito è maggiore di quanto suggeriscono i dati ufficiali e, quindi, la percentuale che lo Stato ci porta via è meno di quella metà che le statistiche indicano.

Il che fare per rimediare a questa situazione, a mio parere, è abbastanza ovvio: se questo sistema fiscale non viene rispettato è perché gli italiani non lo considerano rispettabile e se vogliamo ripristinare il rispetto delle norme fiscali dobbiamo renderle meritevoli di essere rispettate. Aliquote apparentemente proibitive finiscono col fruttare poco o nulla perché tutti si sforzano di individuare il modo di aggirarle; un sistema tributario incredibilmente complesso fa certamente la fortuna dei tributaristi, che guadagnano cifre da capogiro, ma non è compreso dai contribuenti che non hanno motivo di rispettarlo. Una radicale semplificazione delle norme tributarie con la eliminazione delle scappatoie fiscali, accompagnata dalla diminuzione drastica delle aliquote, possibilmente con l’adozione di un’unica aliquota, produrrebbe un comportamento più civile degli italiani nei confronti del fisco, stimolerebbe il lavoro gli investimenti e lo sviluppo, e darebbe vita ad un considerevole aumento del gettito per l’erario. Cosa aspettiamo per farlo?

(Una o due aliquote "basilari" per tutti con le dovute differenziazioni imposte dal pluralismo culturale italico.
La confederazione italiana potrebbe essere la soluzione, aggiungo io)

enrico tomasi:
scusa spa..ma cosa c'entra la bandiera? stavamo parlando dei forestali mi pare.
a cosa ci serve l'articolo, chi è cosi' imbecille da credere che con questa spesa pubblica si puo' andare avanti, credi davvero serva na laurea in economia per capirlo? forse l'articolo su liberal aiuterà te a tale proposito, io è dall'inizio dei miei interventi che la sostengo sta cosa..francamente non ti capisco

toglimi na curiosità, visto che tu la laurea in economia ce l'hai (se non erro)...e vorresti un "maggiore gettito per l’erario", i tedeschi, che evasori non sono considerati, pagano piu' o meno tasse di noi, o meglio, lo stato tedesco incassa piu' o meno tasse dai contribuenti (in % pro capite) rispetto a quello italiano?

a.merenda:
scienze politiche (relazioni internazionali-triennale/ sviluppo locale-specialistica)

Germania e Italia sono difficilmente comparabili da questo punto di vista (secondo me). Se si riportano semplicemente i numeri non capiamo molto.

Invece, se premettiamo che ogni Lander ha l'autonomia per prendere delle decisioni imporanti in ambito fiscale unitamente al "tetto" del patto di stabilità imposto dagli accordi comunitari (salvo deroghe) sento di dirti che:

grazie a questa "autonomia effettiva" ogni Lander è in grado di adeguare il sistema impositivo alle esigenze della propria economia.

Navigazione

[0] Indice dei post

[#] Pagina successiva

[*] Pagina precedente

Sitemap 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 
Vai alla versione completa