Meglio valutare il grado di collusività esistente tra "la corporazione" dei giornalisti e la politica, no?
Premesso che la politica siciliana necessiti un forte "svecchiamento" in termini non solo anagrafici credo sia rilevante sollevare il problema della divisione in fazioni che avviene all'interno di comunità politiche, quale quella siciliana ed italiana in genere.
Il servilismo di alcune categorie professionali nei confronti del potere (economico o politico) si misura anche dal peso contrattuale che tali gruppi possono vantare.
Il versante dell'informazione, in questo contesto, diventa cruciale poichè, se malato, non permette la formazione di una coscienza civile consapevole.
L'open giournalism, da questo punto di vista, fa da supplente ma gli utenti finali (i fruitori di internet) sono ancora una minima percentuale della popolazione...
Allora, che fare? Come portare avanti una battaglia concreta?
Penso che una soluzione stia nella riscoperta della bellezza del confronto. Nell'interpretare un'inchiesta o una ricerca come uno sforzo intellettuale orientato all'obiettività, alla valutazione dei fatti non "per partito preso".
Per questo, quando di parla di autonomia o autodeterminazione entra in gioco il valore della libertà. Sentirsi liberi di esprimere il proprio punto di vista senza aspettarsi l'approvazione o l'applauso di chicchessia.
In particolare, in riferimento al titolo del post, vorrei aggiungere che la questione non solo attiene all'autonomia bensì al problema clientelare di cui si discuteva anche in altri post.
Ed il problema clientelare si risolve solamente in un modo: instaurare un rapporto interno allo Stato in cui ogni singola Regione paga per l'irresponsabilità finanziaria perpetrata...
IL parere della Corte dei Conti rimane fine a se stesso se poi una vera sanzione non può esserci. Se, in definitiva, Lombardo può rispondere: mica ce li ho messi io lì...l'ha fatto il mio predecessore!
Questo è il gatto che si morde la coda.
Lottare per una responsabilizzazione finanziaria degli enti pubblici locali, invece, rappresenta un modo per selezionare individui che, attraverso la loro competenza e professionalità, indichino soluzioni concrete e virtuose visto che lo sviluppo (economico e sociale) non piove dall'alto.
Ma chi la vuole questo tipo di autonomia?Certamente non la maggiorparte dei politici al potere.
E la popolazione? Cu cancia a vecchia ca nova....
Molte volte a questo punto si richiamano le leggi di mercato come una panacea che ci consentirebbe quantomeno di moltiplicare le opportunità di lavoro...E' davvero così?
Non è forse lo stesso mercato che, anni or sono, impose alle nostre zone un destino da "centro raffinazione petrolio e derivati"?
No, mi si risponderà, quello fu lo Stato italiano per mezzo dell'amanagement du territoire guidato da cabine di regia lontane dai territori.
Dunque più mercato e più merito. Ma come?
Mi sa che bisogna chiamare in causa nuovamente la politica intesa come quell'arte di raggiungere accordi tra le componenti di una comunità che conducano al benessere collettivo e non particolaristico-clientelare.
E i siciliani se la sentono di lottare per questo? Alcuni si, altri no.
PS: Pino Maniaci non maniace