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Le domande sul parco su cui riflettere

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sebyali:
Che L'Accademia Dei Georgofili  parli di conflitti è innegabile a meno che non mi ritenga incapace di
 leggere e capire un testo. Sicuramente se si parla di parchi non si tratterà di conflitti bellici ne di conflitti a fuoco. Il conflitto nasce nelle  difficoltà di qualcuno rispetto ad altri la protesta in se è già un conflitto per una società che dovrebbe garantire pace e serenità a tutti.

Non vorrei tediarvi con cose personali ma l'esempio calza a puntino.
Il sottoscritto lavorava a Palazzolo da settembre dovrò recarmi ad Avola, trasferito perché qui si e dovuto tagliare un posto nella scuola grazie alla rimodulazione della legge Gelmini. Ringrazio sempre Dio per il posto di lavoro seppur lontano, me mi chiedo se non sia un impatto troppo forte per la mia famiglia e sulla sua organizzazione. Oltre agli aggravi di spesa che dovrò sostenere per spostarmi. Andrò a prendere il posto che era di un precario che forse rimarrà a casa. Conflitto sociale,attenzione  solo per i più poveri non mi vedremo mai Berlusconi e ed un altro riccone lottare per un pezzo di pane.
Questo non sarà attinente al tema del topic ma mi sembra abbastanza pregnante per sondare il significato del e sul teme dei conflitti. Ripeto sempre da evitare in quanto arrivando dal basso sono pericolosi.

Vuole sapere la stragrande maggioranza  delle produzioni biologiche in mano di chi sono?
Sono in mano a  grandi gruppi che hanno soldi da investire (tra l'altro anche palazzolesi ) che hanno soldi da investire E SERRE NELLA QUALE PRODURRE

E poi ancora da noi la stragrande maggioranza delle produzioni uva da vino sono biologiche seppur non certificate in quanto nessuno sulla vite si sognerebbe di usare fitofarmaci se non quelli consentiti anche in agricoltura biologica, come rame zolfo ed altro. Nelle nostre colline non c'è produzione di grandi quantità di uva per la vinificazione tranne quelle ad uso familiare. Per il biologico ci vuole la certificazione e questa costa,  non escludendo che chi ha la certificazione biologica non faccia uso di pesticidi , ma questa è un altra storia. 

   

sebyali:
Aggiungo un articolo del corriere della sera

CORRIERE DELLA SERA

I TAGLI ALLE AREE PROTETTE
L' Italia dei parchi a rischio chiusura
Salviamo i nostri parchi naturali da una morte annunciata

Questo è un appello, un appello contro una morte annunciata. All' allarme generale sul paesaggio, minacciato dal cemento, dall' assurda collocazione delle pale eoliche, dall' inquinamento delle acque e dal degrado delle periferie e dei centri storici, si aggiunge un' altra minaccia concreta. La manovra taglia il 50% delle risorse ai parchi naturali. I parchi sono creature fragili. Hanno bisogno di manutenzione continua e di sorveglianza. I parchi sono considerati, oggi, riserve della biosfera. Proteggono la fauna marina e quella montana, preservano specie vegetali e il loro complesso sistema. Sono fonte di bellezza, certo, però anche riserve di natura. Parchi e riserve sono distribuiti in tutto il mondo, censiti dall' Unesco, garantiti dall' impegno finanziario e organizzativo degli Stati. Sono, nelle classifiche dell' Unesco, «patrimonio dell' umanità», meglio, nella definizione inglese, world heritage, ovvero patrimonio del mondo, vale a dire non soltanto un patrimonio per l' uomo, ma per tutto quel delicato sistema che è l' intero mondo, un sistema cui proprio l' uomo ha arrecato danni immensi. In termini d' immediato ritorno, i parchi sono una grande risorsa turistica per un Paese come il nostro che dal turismo ricava il 12% del Pil, che riceve ogni anno oltre 43 milioni di turisti, che dispone di oltre 130 mila strutture ricettive e che dunque dà lavoro a una parte rilevante della popolazione mentre incassa valuta. La Federparchi, la struttura cui fanno capo 23 parchi nazionali e 130 parchi regionali, prevede la chiusura del 50% dei suoi federati. Sarà allora una triste conta quella che deciderà sui parchi da chiudere. Eliminiamo prima lo Stelvio o il Gran Paradiso, l' Abruzzo o l' Etna oppure le Cinque Terre? E perché no il parco marino di Punta Campanella nel golfo di Sorrento, o quello delle Tremiti? Il Gennargentu si metta in fila, i Monti Sibillini aspettino il loro turno, magari dopo il Parco del Ticino, poi verranno le Dolomiti Bellunesi, il Vesuvio, il Pollino, le Foreste Casentinesi, l' Arcipelago Toscano... L' elenco dei parchi comprende quasi tutte le bellezza naturali d' Italia, i pochi biosistemi ancora vivi, animali sopravvissuti alla caccia, come il lupo bruno marsicano, o agli erbicidi e agli insetticidi. Il fatto è che più che mai i parchi hanno bisogno di essere protetti da quanto li contorna. Quando leggiamo che nello scorso aprile nella zona dei Regi Lagni, in provincia di Caserta, sono stati arrestati, per danno ambientale, 22 imprenditori, chiusi 4 impianti di depurazione delle acque, presi provvedimenti contro 25 aziende zootecniche, abbiamo la percezione netta di quali sono i rischi per l' ambiente in cui viviamo e come tanto più sia necessaria una coraggiosa e generosa politica in favore dei parchi che sono, oltre che riserve della natura, riserve della cultura e presidi della bellezza, modelli educativi di rispetto del territorio. In una simile prospettiva di tagli sconsiderati, l' impegno del ministro Prestigiacomo, che si è battuta contro il dimezzamento dei fondi, da solo non basta: serve una presa di posizione del governo, un intervento del premier Berlusconi. Altrimenti rischia di apparire contraddittoria anche la campagna promossa dal ministro del Turismo che invita a godere della bellezza del «giardino d' Europa». Se i tagli sono imposti da Bruxelles, è anche vero che il patrimonio naturale italiano, dallo Sciliar all' Etna, dalla foca monaca al lupo appenninico, non è soltanto nostro ed è un bene già diminuito nei secoli, che solo con una politica e una spesa costante può essere salvato. La politica, appunto, dei parchi, per i quali noi occupiamo uno dei primi posti nel mondo. RIPRODUZIONE RISERVATA

Bertelli Carlo

del 18 luglio 2010

il link dell'articolo

http://archiviostorico.corriere.it/2010/luglio/18/Italia_dei_parchi_rischio_chiusura_co_9_100718002.shtml

sebyali:
PROTESTE CONTRO I TAGLI AI PARCHI. PRATESI (WWF) E CRESPI (FAI) SCRIVONO A BERLUSCONI

venerdì 23 luglio 2010      
“Signor Presidente, in questi giorni milioni di italiani hanno sentito la sua voce in uno spot pubblicitario che, in nome del Ministero del Turismo, invitava a viaggiare in Italia: il paese più bello del mondo per la sua cultura, la sua arte, il suo paesaggio”. Così inizia la lettera scritta a Berlusconi dal Presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi e della Fai, Giulia Maria Mozzoni Crespi, per sollecitare un autorevole intervento del premier affinchè fermi il taglio delle risorse ai parchi nazionali incluso nel testo della finanziaria. Il dimezzamento del “già magro contributo devoluto dal Ministero dell'Ambiente” (quasi 52 milioni di euro nel 2009) secondo i due ambientalisti porterà i parchi ad una “morte certa”.
 
Per Pratesi e Crespi, che danno voce sui quotidiani ad sit- in di protesta tenutosi in queste ore davanti al Ministero della Prestigiacomo, in gioco c'è il futuro ambientale della nostra terra. Opinione condivisa da Cianciullo su Repubblica, che fa eco ai vari appelli delle associazioni e del presidente di Federparchi Giampiero Sammuri, sostenendo che le risorse elargite non basteranno nemmeno per l'ordinaria amministrazione e che i parchi si troveranno sprovvisti di difese contro abusivismo edilizio, incendi, inquinamento e bracconaggio.
 
L'intera operazione poi metterebbe a rischio un settore che da lavoro a 86 mila occupati. Una serie di dati alla rinfusa, quelli forniti dalla Federparchi, per alzare il tiro sul rischio che tutta la comunità correrebbe. Una cosa, fra tutti questi dati, però è certa. Dal 70 all'80 per cento dei contributi va ai costi del personale. Per esempio, il Gran Paradiso ha quasi cento dipendenti (con un tasso di assenza medio del 13%, soprattutto grazie all'abnegazione dei guardaparco) che costano quasi tre milioni e 800mila Euro, su un bilancio di sei milioni e 500mila Euro, di cui quattro milioni e 800mila di contributi statali e regionali (anno 2007). 119 sono invece i dipendenti del Parco d'Abruzzo (tasso di assenteismo del 34%!) e costano quasi cinque milioni di Euro su un bilancio di settemilioni e 400mila Euro (con contributi pubblici per più dell'80%).
 
Valori approssimativi e sommari, che a molti danno l'idea che più che parchi, questi siano carrozzoni. Basta sapere, come relaziona la Corte dei Conti, che per uno di questi due parchi le spese per le attività istituzionali (fra il tecnico, lo scientifico e il gestionale) sono passate dai novecentomila euro del 2003 ai trecentoquarantamila del 2007.

il link dell'articolo

http://www.bighunter.it/Natura/ArchivioNews/tabid/220/newsid734/5965/Default.aspx

sebyali:

di Matteo Fusilli Presidente Federparcho
Data : 23 - 24 luglio 2004
Fonte : Convegno La scommessa della qualità italiana Ravello Festival 2004

L’istituzione dei parchi in Italia, nella prima metà del secolo scorso, è stato il sogno di pochi studiosi, uomini di scienza, giornalisti, naturalisti. Per far nascere il Parco d’Abruzzo numerose furono le iniziative della Lega per la protezione dei monumenti naturali, dell’Associazione Pro Natura e della Società Botanica Italiana. Inoltre, un forte impulso fu dato da Benedetto Croce, filosofo eminente, nato nel 1866 proprio a Pescasseroli.
Nel 1922 fu istituito il Parco Nazionale del Gran Paradiso, prima area protetta italiana e, dopo oltre venti anni, l’Italia ebbe altri due parchi nazionali: il Circeo (1934) e lo Stelvio (1935).
Bisogna attendere la seconda metà degli anni ’60, perché si produca una svolta importante nella cultura, nella politica e nella complessiva visione del mondo. Un movimento che nasce nell’università californiana di Berkeley e si estende a quasi tutto il mondo occidentale e pone con forza, tra tante altre questioni, anche quelle ambientali.
Si fa strada nella comunità scientifica e soprattutto nelle coscienze la preoccupazione per il futuro del pianeta e l’allarme per lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali. La mobilitazione dell’opinione pubblica porta alla dichiarazione dell’Anno europeo della conservazione della natura nel 1970 e negli Stati Uniti, il 22 aprile dello stesso anno, è proclamata la Giornata della Terra. Iniziative che segnalano un crescente interesse per le tematiche ambientali.
Negli anni ‘70 e ‘80 che in varie parti d’Italia nascono movimenti, associazioni e gruppi spontanei, che attraverso campagne di stampa, raccolta di firme, petizioni e proposte di legge d’iniziativa popolare, si mobilitano per l’istituzione dei parchi.
Dopo oltre cinquanta anni dalle prime istituzioni, la realtà è in movimento e la mobilitazione culturale, scientifica e sociale si salda con le iniziative parlamentari. Nel 1991 è approvata la “Legge quadro sulle aree protette”.
In quegli anni la tensione positiva di un movimento di idee si incontra con le istituzioni parlamentari, scrivendo una delle pagine più belle ed entusiasmanti della nostra storia recente.
Molte volte, da parte di nemici dichiarati, ma anche di giganti solitari dell’ambientalismo, si tende a presentare la vicenda dei parchi come un processo elitario, che ha come protagonisti minoranze evolute contro maggioranze disinformate e spesso rumorose. In parte è andata così e un ruolo decisivo lo hanno avuto sicuramente singoli studiosi, rappresentanti di associazioni, organi di stampa nazionali e locali, singole personalità della cultura e della scienza. Ma nei territori coinvolti direttamente dall’istituzione dei parchi vi è stato un confronto di idee e interessi contrapposti e uno scontro, in alcuni casi anche fisico, sul futuro di quelle aree che hanno visto la partecipazione diretta di migliaia e migliaia di cittadini. Questo confronto può essere paragonato, per l’intensità del coinvolgimento politico e culturale, anche se in scala minore, alle grandi passioni che si sono manifestate a livello nazionale in occasione dei referendum degli anni ’70. Molti di coloro che avevano dato vita a quel movimento, “la generazione della 394”, si ritrovano negli anni successivi ad amministrare e dirigere i parchi.
Il sogno della costituzione dei parchi può diventare realtà. Ha inizio, tra mille contraddizioni, una fase “garibaldina”, con le intese sulle perimetrazioni, l’istituzione dei nuovi enti, la nomina degli amministratori, il coinvolgimento delle popolazioni, il rapporto finalmente positivo con le comunità locali e con gli operatori economici, i primi progetti di conservazione.
I parchi crescono, si affermano, dimostrano che è possibile integrare ambiente e sviluppo, rendono visibili i territori, sollecitano orgogli locali, voglia di stare insieme, capacità di “riguardare i luoghi”, nel senso di averne riguardo e di riconoscerne il valore.
Oggi i parchi italiani rappresentano una realtà importante, un punto di qualità del nostro Paese in ritardo su molte altre rilevanti questioni ambientali, ma che è, nel sistema internazionale delle aree protette, un’esperienza originale, innovativa e anche molto apprezzata nei consessi mondiali.
Non voglio dare i numeri delle aree protette italiane che interessano il 12% del territorio nazionale, ma è bene sapere che esse assicurano al nostro Paese il primato europeo per la biodiversità, tutelano alcune delle più grandi riserve di acqua dolce d’Europa e custodiscono la gran parte dei boschi e delle foreste del nostro paese.
Le aree marine protette italiane tutelano e valorizzano un patrimonio ecologico inestimabile e contribuiscono a qualificare l’offerta turistica del nostro Paese. Risorse territoriali importanti per la qualità e la competitività del sistema Italia. Una parte pregiatissima del “Made in Italy”, che rappresenta il maggiore elemento di forza della nostra economia e per il futuro del nostro Paese.
Il movimento mondiale dei Parchi si è ritrovato a Durban, lo scorso settembre e ha indicato nuovi traguardi. I 3.000 partecipanti del III Congresso Mondiale dei Parchi, una comunità multietnica appassionata e rappresentativa di una rete mondiale di 100.000 aree protette, alla presenza di Nelson Mandela, hanno indicato che i parchi, in quanto “uno dei più formidabili impegni collettivi della storia dell’umanità in materia di utilizzazione della Terra”, devono contribuire alla “riduzione della povertà e allo sviluppo economico”, essere “sorgente di benefici oltre i confini degli stati, oltre le società, i sessi, le generazioni”, “scuole viventi, luoghi straordinari in cui l’uomo trova le proprie radici, in cui le culture, i sistemi di valori e di conoscenze si trasmettono di generazione in generazione” ed essere “fattori di amicizia e di pace”. La realtà di un nuovo sogno è nei parchi per la vita e nei parchi per la pace. Inoltre, Federparchi e Legambiente stanno promuovendo, con grande successo, la costituzione della Federazione dei Parchi del Mediterraneo.
Il successo dei Parchi può produrre equivoci e strumentalizzazioni. La tentazione di istituirli in ogni collegio elettorale è forte, così come la falsa coscienza di pianificare sviluppo e infrastrutture distruttive e allo stesso tempo, istituire aree protette.
All’opposto c’è chi propende per “…una politica per le aree protette basata essenzialmente sulla quantità di territorio da sottrarre allo sviluppo, sull’arroccamento in poche isole di natura, contrapposte al degrado circostante”.
Non desideriamo quel futuro, “sarebbe solo compensazione, funzionale al mondo che ci circonda, l’ora d’aria del grande meccanismo della produzione”.
I parchi in Italia, oltre a preservare ecosistemi di grande valore, hanno rappresentato la sola risposta di carattere nazionale a un modello di sviluppo distruttivo di risorse ambientali e culturali, che aveva prodotto cattedrali nel deserto, cementificazione delle coste, urbanizzazione selvaggia, abbandono delle campagne e delle aree montane e provocato modificazioni fisiche irreversibili del nostro Paese.
Tutto questo non è considerato dagli economisti/sacerdoti del P.I.L. Non troverete le aree protette nel P.I.L. perché con questo antiquato strumento non è possibile misurare la coesione sociale, la riscoperta della cultura materiale, l’orgoglio dell’appartenenza.
Dobbiamo provare a definire un’idea nuova di ricchezza, in cui il patrimonio ambientale e naturale è un’importante risorsa da proteggere e valorizzare per la qualità della vita e dello sviluppo.
La forza dei parchi è nella capacità di “ricordarsi del futuro”.
Bertold Brecht in “Vita di Galileo”, a un allievo, deluso dal fatto che il maestro ritratta le sue teorie di fronte alla minaccia delle torture e al rogo della Santa Inquisizione, fa dire: “Disgraziato il paese che non ha eroi” e Galileo risponde: “Felice quel paese che non ha bisogno di eroi”. Il sogno per il futuro deve essere proprio questo: “Felice quel paese che non ha bisogno di parchi”, perché appartiene alla normalità delle scelte politiche ed economiche e dei comportamenti quotidiani, il rispetto per le risorse ambientali.
In questi anni abbiamo imparato a sognare e a rendere possibili i nostri sogni. Ora, semplicemente non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo smettere. Come canterebbero i Negrita “…c’è che ormai ho imparato a sognare, non smetterò”.

il link dell articolo
http://www.symbola.net/html/article/LarivalutazionedeiParchi

cherumubeddi:

--- Citazione da: pinoguzzardi - 22:24:54 pm, 06 Agosto  2010 ---E gli altri non li saluta, sign. " chisemubeddi"?

Sono"belli" anche loro, monellino.


                                                                                                         pinoguzzardi

                                                                                                                   

--- Termina citazione ---


...non ce ne bisogno egregio pinoguzzardi... di là ci parliamo continuamente... sà, na stu forum ci sono altri 1500 circa topic abbastanza importanti quanto lo è, per lei che vuole dire sempre l'ultima, quello sul pacco... ehm parcoibleo....
Non sento il Sig Dott. Cascone...   starà montando un'altro video??? Ci stupirà di certo!!!

PS4: una curiosità:ma lei è pensionato??? o libero professionista???

chi semu beddi!

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