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Le domande sul parco su cui riflettere
SC:
vorrei ricordare e raccomandare agli utenti che quando citano articoli prodotti da altre fonti come giornali o quant'altro è pratica in questo forum aggiungere la propria posizione personale magari minima ma delucidativa del senso della citazione.
altra cosa che ricordo che "riproduzione riservata" significa che ci si assume le responsabilità di eventuali ritorsioni del'autore e che il forum non risponde di questo,
questo solo per chiarezza poi ognuno si assume le responsabilità di sorta
sebyali:
Ma certamente gli articoli servono solo ad aggiungere quei dati e punti di vista diversi dai nostri sulle quali si può poi discutere. Gli articoli sono fatti per leggerli da chiunque mica ho detto che sono miei. La mia posizione personale poi mi sembra abbastanza chiare. gli articoli volevano dimostrare che sui parchi e la loro gestione calerà la mannaia della finanziaria per cui la gestione sarà sempre più difficile. Sicuramente avrei potuto inserire solo il link scusate....
pinoguzzardi:
Egregio sign Tomasi,
la problematica delle culture biologiche ha sicuramente a che vedere con un Parco Nazionale e specificatamente con il Parco Nazionale degli Iblei.
Non per nulla, con il sign. Caligiore in testa, uno dei motivi della avversione a questo parco è quello della coltivazione bilogica nella futura da individuare zona C.
Come è noto, la prassi nei Parchi istituiti vuole che si rispetti sì la norma di legge ma gradatamente, con il convincimento, con gli incentivi per riconvertire al biologico parte della agricoltura degli iblei.
Come Lei sa, una delle idee non certo per scopi personali ma per l'economia del nostro bel territorio ibleo, è quello di impiantare, nella nostra valle di cui entrambi siamo dirimpettai, ma anche altrove, dei vigneti per produrre vino di qualità.
Lei stesso ha affermato che il vino biologico ha trovato grande sbocco nei mercati mondiali con la conseguenza che nel caso in cui dovesse affermarsi questa idea di uno " che non conta nulla", la istituzione del Parco nazionale degli blei non interferirà su quella scelta, bensì la favorirà facendo venire meno, sin da ora, una delle bufale intercorse.
Lei mi ha chiesto:
"se in Spagna ci sia stato un balzo in positivo della produzione di coltivazioni biologiche grazie alla creazione di nuovi parchi nazionali" ed altresì:
" A proposito di spagna, sa dirci in percentuale quante coltivazioni biologiche sono all'interno dei parchi e quante no, ha pure i numeri dell'Italia?".
Ed io le rispondo non lo so, contribuendo in questo modo a farmi appellare da S.C. quale " ignorante che non ha dati".
Poichè quei dati non reggevano le mie considerazioni sul biologico, ma erano solamente delle disquisizioni su una cultura biologica, non mi preoccupo.
Alcune notizie li ho tratte da Internet e li riporto:
" Il Vino del Parco Nazionale del Cilento
I vitigni locali, introdotti ad Elea ed a Paestum dagli antichi colonizzatori greci, trovano nella natura argillosa-calcarea del terreno e nel clima della zona le condizioni per esprimere al meglio la propria personalità. Le viti producono pochi grappoli, dai quali si ottengono vini di eccellente qualità, che si abbinano perfettamente alla cucina tipica cilentana: "povera", semplice, ma gustosissima.
II territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano include ben due delle denominazioni enologiche del territorio campano.
Le denominazioni sono relativamente recenti, ma certamente destinate a connotare progressivamente il paesaggio rurale e a creare una tendenza di sviluppo molto significativa. Quelle che ricadono in questo areale produttivo sono: la DOC Castel San Lorenzo e la DOC Cilento. Le denominazioni tutelano le caratteristiche produttive di queste zone, espresse con uve presenti da decenni e quindi considerabili tradizionali, come: Barbera, Sangiovese, Trebbiano e Malvasia. A queste si associano uve locali come: Aglianico, Greco e Fiano, già localmente denominato Santa Sofia.
DOC Castel San Lorenzo
La denominazione di origine controllata Castel San Lorenzo si estende interamente nei terrtori dei comuni di Castel San Lorenzo, Felitto e Bellosguardo e in parte dei comuni di Aquara, Castecivita, Roccadaspide, Magliano Vetere e Ottati. Le condizioni pedoclimatiche hanno reso queste zone adatte alla coltivazione della vite da tempi remoti e il disciplinare ne tutela le specificità colturali e ampelografiche preesistenti. I vini prodotti con tale denominazione sono il Barbera, il Rosso, il Bianco, il Rosato e il Moscato nelle versioni Spumante e Lambiccato, derivato da tradizionali sistemi di vinificazione. Le rese massime in vigna sono di 100 quintali per ettaro per i Rossi, i Rosati e la Barbera e di 120 per i Bianchi. E' consentita la dicitura riserva per il vino Barbera, dopo un sufficiente periodo di invecchiamento in legno e un grado alcolico di almeno 11,50.
DOC Cilento
La denominazione di origine controllata Cilento, comprende un vasto territorio nella provincia di Salemo (ben 58 comuni). E' stata istituita nel 1989 per tutelare un consistente numero di vini prodotti in zona con uve diffuse in Campania fin dall'epoca romana. Oltre all'Aglianico troviamo il Bianco, il Rosato e il Rosso. La produzione massima di uva non deve superare i 100 quintali per ettaro; la resa di uva in vino è del 70 per cento e scende al 50 per cento nel caso dell'Aglianico".
da " il portale internet del cilento".
Così come in territorio del parco del Gargano i vini di Vico e di Monte sant'Angelo.
http://www.vieste.it/puglia/gargano/prodotti-tipici-gargano.htm
Tutti vini che si pregiano del marchio di ciascuno dei rispettivi parchi.
Ma non solo vini.
Ed a proposito del contenuto di questo ultimo link mi piace sottolineare:
" Inoltre, il Parco Nazionale del Gargano insieme alle aziende agricole ed agrituristiche del territorio ha istituito "Biogargano", un consorzio misto, nato con l'obiettivo di valorizzare e promuovere i prodotti tipici e quelli da agricoltura biologica dell'area del Gargano".Ed altresì:
" I cinque prodotti selezionati da Slow Food sono stati inseriti nell'Atlante dei prodotti tipici dei parchi italiani insieme ad altri 194 prodotti. Un modo, questo, per riscoprire e valorizzare il ricco patrimonio eno-gastronomico del Gargano e delle aree protette italiane "
Così come lo Sciacchetrà, prodotto nel territorio del Parco delle cinque terre e che una bella signora a bordo di un elicottero ieri nella trasmissione televesiva " Linea Verde| ne ha rivendicato l'attenzione a cura di quell'Ente Parco così come i chilometri di terrazzamementi con muri a secco che sono stati ripristinati con in contributi di quell'Ente.
Ed ecco il motivo del mio riferimento al vino biologico.
Il sign. " sebyali", al quale continuo a ricordare che l'Accademia dei Georgofili non ha mai paventato rischi di perdita di posti di lavori nei Parchi nazionali, ha pubblicato un link a firma di Matteo Fusilli ove si legge:
"Molte volte, da parte di nemici dichiarati, ma anche di giganti solitari dell’ambientalismo, si tende a presentare la vicenda dei parchi come un processo elitario, che ha come protagonisti minoranze evolute contro maggioranze disinformate e spesso rumorose.
In parte è andata così e un ruolo decisivo lo hanno avuto sicuramente singoli studiosi, rappresentanti di associazioni, organi di stampa nazionali e locali, singole personalità della cultura e della scienza.
Ma nei territori coinvolti direttamente dall’istituzione dei parchi vi è stato un confronto di idee e interessi contrapposti e uno scontro, in alcuni casi anche fisico, sul futuro di quelle aree che hanno visto la partecipazione diretta di migliaia e migliaia di cittadini. Questo confronto può essere paragonato, per l’intensità del coinvolgimento politico e culturale, anche se in scala minore, alle grandi passioni che si sono manifestate a livello nazionale in occasione dei referendum degli anni ’70. Molti di coloro che avevano dato vita a quel movimento, “la generazione della 394”, si ritrovano negli anni successivi ad amministrare e dirigere i parchi.
Il sogno della costituzione dei parchi può diventare realtà. Ha inizio, tra mille contraddizioni, una fase “garibaldina”, con le intese sulle perimetrazioni, l’istituzione dei nuovi enti, la nomina degli amministratori, il coinvolgimento delle popolazioni, il rapporto finalmente positivo con le comunità locali e con gli operatori economici, i primi progetti di conservazione.
I parchi crescono, si affermano, dimostrano che è possibile integrare ambiente e sviluppo, rendono visibili i territori, sollecitano orgogli locali, voglia di stare insieme, capacità di “riguardare i luoghi”, nel senso di averne riguardo e di riconoscerne il valore.
Oggi i parchi italiani rappresentano una realtà importante, un punto di qualità del nostro Paese in ritardo su molte altre rilevanti questioni ambientali, ma che è, nel sistema internazionale delle aree protette, un’esperienza originale, innovativa e anche molto apprezzata nei consessi mondiali.
Non voglio dare i numeri delle aree protette italiane che interessano il 12% del territorio nazionale, ma è bene sapere che esse assicurano al nostro Paese il primato europeo per la biodiversità, tutelano alcune delle più grandi riserve di acqua dolce d’Europa e custodiscono la gran parte dei boschi e delle foreste del nostro paese.
Le aree marine protette italiane tutelano e valorizzano un patrimonio ecologico inestimabile e contribuiscono a qualificare l’offerta turistica del nostro Paese. Risorse territoriali importanti per la qualità e la competitività del sistema Italia. Una parte pregiatissima del “Made in Italy”, che rappresenta il maggiore elemento di forza della nostra economia e per il futuro del nostro Paese.
Il movimento mondiale dei Parchi si è ritrovato a Durban, lo scorso settembre e ha indicato nuovi traguardi. I 3.000 partecipanti del III Congresso Mondiale dei Parchi, una comunità multietnica appassionata e rappresentativa di una rete mondiale di 100.000 aree protette, alla presenza di Nelson Mandela, hanno indicato che i parchi, in quanto “uno dei più formidabili impegni collettivi della storia dell’umanità in materia di utilizzazione della Terra”, devono contribuire alla “riduzione della povertà e allo sviluppo economico”, essere “sorgente di benefici oltre i confini degli stati, oltre le società, i sessi, le generazioni”, “scuole viventi, luoghi straordinari in cui l’uomo trova le proprie radici, in cui le culture, i sistemi di valori e di conoscenze si trasmettono di generazione in generazione” ed essere “fattori di amicizia e di pace”. La realtà di un nuovo sogno è nei parchi per la vita e nei parchi per la pace. Inoltre, Federparchi e Legambiente stanno promuovendo, con grande successo, la costituzione della Federazione dei Parchi del Mediterraneo.
In questo momento noi cittadini iblei siamo nella fase del " confronto ideologico", anche aspro, lontano però mille miglia da un " conflitto sociale".
E faccio mia la frase di chiusura di quel post: " In questi anni abbiamo imparato a sognare e a rendere possibili i nostri sogni. Ora, semplicemente non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo smettere."
Non debemus, non possumus, non volemus ..., a mutuare Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti ( Pio VII).
E ciò nell'esclusivo interesse del popolo ibleo.
pinoguzzardi
sebyali:
La nostra zona non essendo una zona particolarmente vocata alla produzione di uva da vino non può produrre vino in quanto non esistono quote vino.
Le quote per il vigneto sono in sostanza dei certificati di "permesso di reimpianto vigneto", se acquisti un terreno senza vigneto, per impiantarlo devi acquistare anche un numero x di quote pari all'estensione del terreno che vuoi didicare a viticoltura. Le quote vengono trasferite nominativamente all'atto dell'acquisto.
Alcune voci dicono però che nei prossimi 4/5 anni dovrebbero essere abolite per volontà della comunità europea. ma prima di allora come risolvere il problema.
Penso però che si potrebbe produrre sugli iblei un ottimo vino collinare, con caratteristiche eccezionali.
pinoguzzardi:
L'arma ritenuta " letale" dai signori Salvo Caligiore ed entico Tomasi per " uccidere" le dee dei sostenitori del parco degli Iblei è stata l'inchiesta del settimanale Espresso che quì di seguito riproduco:
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/parco-nazionale-degli-sprechi/1997007//2
A parte l'"orrore" rilevato da quel giornalista per " per il finanziamento per la ristrutturazione della chiesa di San Marco (206 mila euro) e di ( Castel del Monte), realizzati impianti per la distribuzione del gas (Pietracamela) e persino l'illuminazione stradale (Pescosansonesco), iniziative che io ritengo invece assolutamente in linea con le previsioni normative della legge quadro riguardo al restauro dei beni architettonici ed il miglioramento della vita sociale delle collettività locali, il medesimo giornalista ne motiva le cause di alcune disfunzioni in alcuni parchi ricercandole nella mancata adozione, in quel momento e nei parchi citati, dei previsti documenti programmatici tant' è che ha sostenuto : "Per potere operare correttamente i parchi devono dotarsi per esempio di strumenti di programmazione come il piano, il regolamento e il progetto pluriennale di sviluppo economico."
Tutti documenti dei quali si è discusso ampiamente in questo forum e sulla mancanza dei quali io ho esprrsso la mia opinione con riferimento alla cattiva gestione, allora, di quei Parchi.
Altresì, in quell'articolo, si legge:
" Bisogna ripensare il ruolo dei parchi", dice Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf: "Ormai sono visti da politici e amministratori soprattutto come un'opportunità da sfruttare per l'occupazione e lo sviluppo locale". Stessa riflessione del ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che dopo essersi battuto per aumentare le risorse delle aree protette ha preteso un giro di vite: "Ho avviato un'indagine sull'utilizzo dei finanziamenti pubblici", annuncia il ministro, "ci vuole un drastico cambio di indirizzo".
Ed anche lo zio Pecoraro Scanio allora si è mosso per arginare " I Parchi degli sprechi".
Ed oggi?
Quì di seguito riprodunco un servizio riferito al Parco Nazionale del Gargano, uno dei Parchi di quella inchiesta, ove quel concetto è stato ulteriremente espresso
Comunità del Parco: ok al Bilancio 2010. La soddisfazione del Commissario Pecorella
La Comunità del Parco ha approvato il bilancio di previsione 2010. L’approvazione è avvenuta all’unanimità dei presenti convenuti (erano in sedici i vari sindaci o delegati dei comuni ed enti sovracomunali: Apricena, Carpino, Ischitella, Isole Tremiti, Lesina, Mattinata, Monte Sant’Angelo, Peschici, Rignano Garganico, Rodi Garganico, San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis, San Nicandro Garganico, Vico del Gargano, Vieste e Provincia di Foggia). Assenti invece i comuni di Serracapriola, Cagnano Varano, Manfredonia e gli enti sovra comunali come Regione Puglia e Comunità Montana del Gargano. La seduta si è svolta ieri lunedì 19 luglio 2010 presso Palazzo di Città a San Nicandro Garganico. Soddisfatto il commissario dell’area protetta Stefano Pecorella: “Ringrazio tutti i Sindaci e gli amministratori per la collaborazione e l’attenzione mostrate sull’argomento. Gli obbiettivi di rilancio della pianificazione territoriale dell’area, trascurata per troppo tempo, possono essere colti solo seguendo il metodo della condivisione delle scelte strategiche degli interessi della comunità. Continueremo in questa direzione al fine di approvare i vari strumenti di pianificazione che ci permetteranno di attingere i fondi necessari per la tutela ambientale e lo sviluppo del Gargano”. Pecorella si è poi soffermato sui tagli introdotti dalla manovra di Governo e che hanno “provocato” più di qualche grido d’allarme nei giorni scorsi: “Siamo preoccupati per i tagli al bilancio dell’ente ed auspico un intervento deciso del Ministro on. Prestigiacomo, al quale abbiamo deciso, con accordo unanime e bipartisan, di inviare un documento attraverso il quale manifestare le legittime istanze del nostro territorio per un’attenzione maggiore alla tutela ambientale. Allo stesso tempo, proprio per sopperire ai tagli previsti, saremo chiamati ad un maggiore senso di responsabilità sia nell’amministrare il danaro pubblico attraverso un controllo più efficace della spesa sia attraverso l’aumento della capacità progettuale per attingere nuovi fondi che, ci auguriamo, non siano più soltanto strategici ma, bensì, ordinari. E’ questa la scommessa che ci attende nel prossimo futuro per non perdere il treno dello sviluppo.
Fin ora tutte queste opportunità ci risultavano precluse poiché non erano stati approvati, né era stato dato inizio all’iter per la loro approvazione. Oggi, invece il Piano del Parco, dopo il sì dell’ente, è in attesa di essere adottato dalla regione Puglia; il Piano Pluriennale Socio Economico sbarcherà la prossima settimana in Regione per l’ok, ed il Regolamento è tornato ad essere oggetto di serrato confronto con la comunità e la struttura del Parco. Siamo ad un buon punto e sono fiducioso nel fatto che con questo nuovo spirito di collaborazione interistituzionale,
grazie anche ad una Comunità del Parco forte ( i sindaci del territorio) e responsabile, centreremo l’obiettivo finale”.[/u]
Monte Sant’Angelo, 20 luglio 2010
[/i]
pinoguzzardi
P.S: in risposta a " sebyali":
" Penso però che si potrebbe produrre sugli iblei un ottimo vino collinare, con caratteristiche eccezionali".
Constato che abbiamo la stessa idea.
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